La maggior parte delle terre disboscate prevede il riutilizzo mediante coltivazione o mediante pascolo. Nelle zone tropicali, a livello delle foreste equatoriali, il terreno riesce a malapena a far sviluppare un solo raccolto. E continuiamo a farlo. Le multinazionali continuano ad alimentare il consumo di carne e gli allevamenti in pascoli creati appositamente con la deforestazione. E tutti noi in cuor nostro pensiamo che sia dovuto al continuo aumento della popolazione e alle conseguenti  richieste alimentari. In Italia cerchiamo di coltivare ovunque, per produrre alimenti in numero superiore alle esigenze effettive con il risultato ormai risaputo della distruzione dei raccolti troppo abbondanti o non utili sotto il profilo commerciale (dimensioni e segni esterni). In campagna, in maniera esagerata nella bassa pianura padana, sono stati eliminati quasi completamente gli alberi (a parte quelli da frutto) per permettere le coltivazioni intensive tanto di moda. tutto in nome della produzione a scopo alimentare. Per il nostro fabbisogno.
Ebbene sono tutte balle.
I lavoratori agricoli (i contadini non esistono più) quando parlano del loro dovere di produrre, si dimenticano di dire che lasciano sempre maggiori porzioni di terreno incolto per percepire incentivi. Vengono pagati per non produrre! In estate ormai è di moda parlare di calamità naturale, e di siccità assassina. Ma l’estate scorsa, mentre nei telegiornali mandavano in onda servizi con immagini di campi ormai secchi e del Po altrettanto in secca, si guardavano bene di mostrare i canali per l’irrigazione pieni d’acqua (presa appunto dal Po, per quanto riguarda la pianura padana) che non venivano utilizzati per irrigare in quanto controproducente, visti i contributi per le calamità naturali.
Non produciamo più le coltivazioni utili, ma solo quelle che danno maggiore profitto, a dispetto della vera utilità. Inoltre cosa quasi da nessuno tenuta in considerazione, non coltiviamo per mangiare noi, ma per alimentari gli animali degli allevamenti intensivi. La percentuale delle coltivazioni per alimentazione animale è in crescita.
Abbiamo una possibilità tangibile per cambiare le cose, cambiare la nostra alimentazione. Non c’è bisogno di diventare vegetariani, basta diminuire sensibilmente l’uso di carne. Tra l’altro ne gioverebbe la nostra salute.
Per ulteriori informazioni e per la vostra coscienza, andate a questo link: http://www.veganitalia.com/modules/news/article.php?storyid=886 .
 
Carne e verdura
mercoledì 14 febbraio 2007