Sono tornato nei giorni scorsi a Bergamo, mia città natale, per motivi di lavoro. Visti i lunghi momenti di pausa in coda con altre centinaia di persone, ho avuto il tempo di guardarmi intorno con il mio solito sguardo indagatore. Ancora adesso mi stupisco come negli anni il mio modo di vedere il mondo che mi circonda, sia cambiato radicalmente.

Con il tempo sono passato dall'idea che le villette in periferia sono belle, al vederle come un incubo di cemento inutile e dannoso.

La mia città natale, come la maggior parte delle grandi città, è un cantiere in costruzione, una continua espansione dell'agglomerato urbano a discapito della campagna e dellambiente selvatico.

Ma la cosa che in quest'occasione mi ha colpito di più è il comportamento della popolazione. Sembra che ormai in città si debba vivere in barba a qualsiasi regola o legge, e che si è autorizzati a calpestare tutto e tutti se ciò comporta un minimo vantaggio per se. La cosa che più mi sconvolge è comunque la rassegnazione di tutti coloro che le indecenze le subiscono. Non rispondono, non alzano la voce, non fanno niente per cambiare le cose.

Un esempio su tutti: dopo aver bevuto un caffè con mio padre, ci siamo fermati un paio di minuti a chiaccherare fuori dal bar quando un signore ci passa di fianco e con assoluta indifferenza scarta il suo pacchetto nuovo di sigarette e lascia cadere la plastica protettiva per terra. Io ho subito richiamato l'attenzione del personaggio e poi gli ho suggerito di buttare la sua immondizia nel cestino dei rifiuti. Il signore decisamente scocciato dalla mia osservazione, vedendo che non ero solo ha raccolto la carta giustificandosi con la scusa che non aveva visto il cestino. Il nostro interlocutore era forse più sconvolto del maleducato. Ormai la gente non è più abituata non solo a reagire, ma neanche a veder reagire gli altri. Mi è capitato più di una volta che mi venisse rinfacciato il fatto di aver fatto notare l'errore di qualcuno, vuoi per un parcheggio sbagliato, per uno stop non rispettato o per una carta o una cicca gettata per terra. Vorrei che qualcuno notasse che finchè gli atteggiamenti scorretti non vengono fatti notare o meglio ancora puniti, si invoglierà la gente a continuare a commetterli.

Io sono stanco di raccogliere pattume dal fosso che delimita casa mia solo perchè qualcuno non resiste alla tentazione di abbassare il finestrino e gettare qualsiasi cosa si ritrovi in mano. Sono stanco di camminare per la strada facendo lo slalom tra cicche di sigarette, gomme da masticare, escrementi di animali e chi più ne ha più ne metta, solo perchè esiste sempre qualcuno a cui costa troppo fare il proprio dovere sociale. E gli esempi potrebbero continuare in eterno.

E non è solo la polizia (o chi per essi) a dover far rispettare le regole, siamo noi per primi a dover far notare ciò che non è corretto da parte degli altri.

Smettiamo di lamentarci per le cose che ci infastidiscono senza mai fare qualcosa per cambiare la situazione.

Che lo si accetti o meno, la vità è una questione di scelte. Quelle eticamente migliori sono sempre quelle più difficili da prendere, e raramente ci permetteranno di guadagnare qualcosa, ma più impegno ci richiederanno più soddisfazione ci darà portarle avanti.

 
giovedì 5 aprile 2007
Ritorno a casa